lunedì, ottobre 09, 2006

"How much can you know about yourself...
... if you've never been in a fight?"
Quante volte mi è capitato di ascoltare racconti noiosi di individui apatici e alienati dalla loro stessa esistenza, convinti di ritrovare se stessi in un bicchiere o, peggio ancora, in una chiesa.
Ad ogni racconto del genere il mio pensiero corre inequivocabilmente ad una persona: Thomas Hobbes. Buona parte della nostra tanto amata "società occidentale" è basata sugli scritti di questo inglese vissuto nel XVI secolo e, allo stesso modo, gran parte dei mali mentali dai quali siamo afflitti sono, allo stesso modo, scaturiti dalle pagine imbrattate con le sue teorie.
Per chi non lo conoscesse lo riassumerò in poche parole: la società moderna si basa sull'uscita dell'individuo dallo Stato di Natura ovvero il luogo dove reganno guerra, lotta ed insicurezza e dove gli individui vivono isolati l'uno dall'altro per paura di essere uccisi. Per aver salva la vita, l'individuo delega ad un governante, il Leviatano, parte della sua libertà per avere in cambio sicurezza e la possibilità di prosperare. Così si costituisce la società moderna.
Scrivendo cinque secoli fa Hobbes non poteva prevedere gli effetti collaterali della sua teoria: apatia, individualismo sfrenato, alienazione ed impotenza, per citarne solo alcuni.
Autori geniali come Palahniuk hanno capito questa contraddizione e cercano di sottoporcela in modo che chiunque possa capirla. Palahniuk parla della sofferenza, di come la gente preferisce rimanere in mezzo ai problemi per continuare a lamentarsi, a sentirsi misera, invece di capire che i problemi sono autoprodotti. Quallo che ci manca è l'impatto fisico con gli altri che oramai è relegato agli sporadici incontri sessuali che alcuni tra noi ancora hanno voglia di concedersi. Ma la fisicità passa per molti stadi: gli animali lottano e poi si accoppiano, noi siamo ormai solo automi alienati a loro stessi che pretendono di uscire sporadicamente da questo stato per ricercare la fisicità ormai perduta in incontri sporadici con altri automi. Se esiste qualcosa chiamato amore allora è pur vero che la controparte a questo si chiama guerra ed essa fa parte non meno del primo del modo di sentire umano. Non combattere significa essere già morti.
Se poi a questo aggiungiamo che siamo resi schiavi della nostra insicurezza, da un sistema che vive e si alimenta delle nostre frustrazioni e nevrosi, dalle oppressioni della società, dalla competizione, dai mass media che "ci fanno comprare cazzate che non ci servono", possiamo facilmente capire che l'unico terrorismo che esiste a questo mondo è quello che ogni giorno devasta la nostra mente, che ci rende sempre più schiavi e sempre più soli. Probabilmente molto più soli che se fossimo rimasti in quello Stato di Natura dal quale, come Hobbes presume, ci siamo tirati fuori.
Tiriamoci fuori dall'apatia misantropa nella quale ci siamo cacciati, smettiamo di lamentarci per il semplice fatto che abbiamo troppa paura di vivere, smettiamo di competere e iniziamo a combattere, a combatterci come se tutto dipendesse da questo, come se l'etica non fosse altro che questo.
Voglio formare un fight club: sono aperte le iscrizioni.

5 Comments:

Blogger astralla said...

Palahniuk è un grande scrittore....indubbiamente non facile, ma anche sviscerante...Mi piace molto.

10:49 PM  
Blogger krepa said...

ho fatto un bel commento ma non me l'ha pubblicato.
Era lungo e non ho voglia di riscriverlo..
per cui, sono d'accordo su Chuck, un grande
ho letto molto di lui...ma questo commento non mi piace era meglio l'altro, cazzo.

1:05 AM  
Blogger Whitedog said...

Sono contento ragazzi che condividiate con me la passione per Palahniuk, tuttavia l'ho citato nel post come semplice supporto alle mie idee. Quello che mi piacerebbe sapere da voi è la vostra opinione sull'idea del post che è poi l'idea di Palahniuk. L'impressione che ho sempre più viva in me è che seppur si apprezzi la letteratura, questa stia diventando sempre più svago e sempre meno ispirazione per chi legge. Voglio scoprire se questa impressione è sbagliata...
Bau!

11:09 AM  
Blogger Carmen said...

Spesso l'unica cosa che vorrei davvero è essere piu' egoista far cio' che mi va di fare senza tener conto delle aspettative degli altri!

9:31 PM  
Anonymous Anonimo said...

Non credo che ci sia qualcuno disposto a leggere per poi.. non riflettere, condividere o meno un pensiero.. la lettura è gratificante probabilmente per questo, almeno per me.. ci permette di riflettere ed uscire dal torpore mentale in cui meccanicamente ogni giorno ci rifugiamo.. forse per adeguarci.
Una lettura invece è una presa di liberta'.. un bel momento con noi stessi, spesso anche un sollievo, quando si trovano scritti pensieri condivisibili che non eravamo riusciti a verbalizzare.. forse per troppa passione.
io sono una persona fortunata.. ci lavoro in mezzo ai libri.. ed è come avere a portata di mano tutta la fortuna che uno possa desiderare.

3:42 PM  

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