giovedì, settembre 28, 2006

LE NOTTI BIANCHE DEL CANE BIANCO

A volte, quando sopraggiunge la notte, la mia parte umana si chiede cose del tipo: "cosa sarebbe di noi senza luce". A quel punto solitamente sopraggiunge la mia parte canina e risponde: "Staremmo al buio, vai a letto che è tardi e domani ti svegli alle sette, tu perchè io continuo a dormire fino alle dieci".
In effetti è vero, la scinza ci insegna che il buio non è che la mancanza di luce. Però l'universo è composto per la maggior parte di oscurità, la luce non è che una candela in un mare di notte.
A me piace pensare la notte come ad una luce nera, che si irradia ovunque e ovunque si trovi rende tutto parte di se. Certo non è molto poetico: il buio fa paura propio perchè in lui, i nostri tanto celebrati sensi, perdono quasi totalmente la loro utilità. Ma forse è propio per questo che a me la notte piace pensarla così. Perchè il buio ci rende umili.
E allora amiamolo!
bau!

LA VITA E' COME UN PIATTO DI SUSHI

ESATTAMENTE NON SAI MAI COSA STAI MANGIANDO
Stasera cena al ristorante giapponese con mia cugina. Ambiente minimalista, occhi a mandorla e musica lounge fanno già di per se il cocktail perfetto per sentirsi a migliaia di chilometri da bologna. Poco importa che nel piatto ti arrivi del pesce perscato nell'Antartide due anni fa e riempito a tal punto di antiossidanti ed edulcoranti per farlo sembrare fresco, che quando lo metti in bocca ti si cementa subito col palato. "Ma per la miseria Whitedog, il significato della Fusion è propio questo: forma senza carattere!" - questo mi grida subito la mia coscienza urbana da cane moderno.
Tuttavia non riesco ancora a capire perchè si debba pagare lo stipendio mensile di un tessitore di tappeti pakistano per mangiare plastica in una casa di plastica servito da uomini di plastica.
Il sushi rappresenta la sintesi della società moderna: mangiare qualcosa di sconosciuto, trapiantato ed alienato da ciò che era in origine per infine considerarlo un'autentica specialità. Alla fine quello che importa è ciò che consideriamo vero e la verità beh, quella può andare in pasto ai cani...
Vi ringrazio. Bau!

mercoledì, settembre 27, 2006

MILINGO FOR POPE

Signori e signore, ebbene si, anche i preti cattolici hanno un pene. Che vi piaccia o no questo è un dato di fatto (si, ok, forse sul pastore tedesco possiamo avere leciti dubbi, ma su tutti gli altri no, ce l'hanno).
Ha suscitato scandalo in questi giorni la scomunica di Monsignor Milingo per aver canonizzato quattro vescovi sposati. Come al solito tutti i "benpensanti" hanno gridato all'anatema anatrema, molto probabilmente senza domandarsi il motivo per una tale azione. Milingo può anche non piacere, o si può addirittura infisciarsene della sua lotta per l'abolizione del celibato nella chiesa cattolica, ma trovo comunque sia giusto soffermarsi un attimo a pensare su quanto potere (economico, si intende) una tale istituzione metta nelle mani delle banche vaticane. Eh, già, perchè non sposandosi i preti non hanno ne una famiglia da mantenere (spese che alla fine si dovrebbe sobbarcare il vaticano) ne, cosa più importante, avranno mai degli eredi diretti che possano ereditare in toto il patrimonio, grande o piccolo che sia, di un fedele servo della chiesa che invece, anima e sostanza deve ritornare a Roma.
In definitiva Milingo è sicuramente quanto segue: un animale da palcoscenico, un millantatore, un abile politico capace di perorare sordidi intrighi per perorare la propia causa, un latin lover, insomma, tutte qualità essenziali per un buon papa.
Quindi signori e signore vi esorto tutti a supportare Milingo per le prossime elezioni papali. Ho già pronto il motto da spargere in tutte le diocesi: "Vota Milingo, per un papa che sia anche papà"! Bau!

martedì, settembre 26, 2006


Te tu sei una troia,
te tu sei una grandissima troia.
E sà perchè te tu sei una troia?
Perchè un tu sei mai stata una troia.
E c'è chi ancora non ha capito che questo uomo è un genio...
Ciao Francesco!

lunedì, settembre 25, 2006

IN COMA NON CI SEI TU, MA NOI!

Sono ormai tre settimane che non ci danno più notizie di Francesco Nuti. Non parlo solo dei telegiornali ma anche di tutte le trasmissioni pseudogiornalistiche del pomeriggio. Nessuno che si sia alzato e abbia detto: "Francesco è ancora in coma" oppure "Coraggio Francesco, non mollare".
L'immagine che ho scelto in apertura proviene dal film "Io Amo Andrea" dove Francesco, quasi profeticamente, mette in scena la sua coscienza che esorta se stesso (in coma) a non mollare". Vedere oggi quel monologo, che in origine voleva essere comico, fa quasi venir da piangere.
Credo che Nuti sia stato tra gli artisti che abbiano dato di più al cinema italiano negli ultimi vent'anni, sia in termini di espressione che di originalità. Molti credono che la crisi che lo ha colpito negli ultimi tempi sia sopraggiunta dopo il flop di Occhiopinocchio. Sebbene questo sia probabile, sicuramente non è stato detto che l'insuccesso del film non fu dovuto a cause artistiche (il film è indubbiamente più difficile degli altri ma non per questo meno bello) bensì a questioni produttive legate al fatto che molte locations, Francesco, le voleva negli Stati Uniti. Fatto stà che negli anni di crisi il nostro eroe viene letteralmente abbandonato a se stesso, rimanendo letteralmente solo come un cane.
Il nostro sistema è fatto così signori miei: con gente che lavora sebbene di talento non ne abbia mai avuto e molti tra i cervelli migliori che stanno con la bottiglia in mano e il culo per terra. Chissà, forse se imparassimo a smettere di premiare l'inettitudine....Beh, in quel caso è probabile che avremmo qualche Amadeus in meno in televisione e qualche Nuti in più al Festival di Venezia. Non è difficile ragazzi, basta spegnerLa e iniziare a guardare quello che pare a noi (e non quello che ci vogliono far credere che vogliamo vedere).
Nel frattempo, dato che da Rai e Mediaset non si sente dire niente, almeno in questo buco di blog qualcosa verrà detto : "Francesco, non mollare e torna presto!"

sabato, settembre 23, 2006

THE REBEL YELL IS STILL ALIVE
Chi non mi conosce bene sarà un po' sorpreso dalla mia passione ormai più che decennale per William Michael Albert Broad, in arte Billy Idol. Ciò è dovuto al mio carattere camaleontico che tende a nascondere anche per lunghi periodi alcuni dei lati che lo contraddistinguono.
Uno dei motivi per cui ho sempre apprezzato il leone di Middlesex è la coerenza della sua musica, sempre arrabbiata, testarda, squisitamente hard rock. Dopo dodici anni di silenzio, dovuti anche alla riabilitazione da una scampata overdose nel '94, Billy ci riprova con un nuovo album "Devil's Playground" uscito nel marzo del 2005, che giudico buono anche se forse con alcune concessioni di troppo al pop.
Oggi che il talento non sembra più essere la cosa essenziale per avere successo, un giovane punk che non sapeva nemmeno tenere una chitarra in mano quando iniziò a fare sul serio, rappresenta secondo me uno stimolo per coloro che, pur non avendone i mezzi hanno qualcosa da dire o semplicemente da urlare.
Shock to the sistem Billy! The rebel is still yellin'!

giovedì, settembre 21, 2006

IL MERCANTE DI BUGIE


Harvey, stavolta hai fatto un buco nell'acqua. Propio tu che in Lezioni di piano avevi dato la magistrale interpretazione di un pakeha-maori (uomo bianco che si mischia con le tribù indigene della Nuova Zelanda), propio tu che eri riuscito a trasmettere al mondo, con quella faccia da "brutto ma bello", la sensazione che in fondo capire le ragioni dell'altro è possibile, ti sei fatto coinvolgere nell'interpretare un personaggio pateticamente a metà tra un Don Giovanni da romanzo rosa ed uno spietato terrorista wahabita dai capelli alla Beethoven.
Ieri sera, complice la riduzione del mercoledì, decido con il mio amico "inclassificabile" Dave di fare una capatina al cinema. Sia io che lui curiosi di vedere un film che ci sembrava uscire dagli stereotipi, puntiamo subito su quella che crediamo l'accoppiata vincente Martinelli-Keitel. Appena spentesi le luci in sala avvertiamo subito la delusione: un doppiaggio atroce con accenti a metà tra il mediorientale ed il russo messi in bocca a terroristi islamici che presumibilmente dovrebbero parlare la stessa lingua, fa da cornice a scene in cui la cosa più credibile è il culo della March (che probabilmente è veramente il suo).
Anche volendo soprassedere all'estrema ignoranza su di una materia che si pretenderebbe di trattare, l'Islam, il film è una sequanza ininterrotta di bestiale qualunquismo che rasenta a tratti la parodia. Ho detto volendo soprassedere, ma non ho alcuna intenzione di farlo: mi dovrebbe spiegare Martinelli come un presunto terrorista wahabita (e quindi sunnita) possa esprimersi in termini tanto elogistici nei confronti dei Dervisci Mevlevi e di Jalhaluddin Rumi che vennero perseguitati a tal punto dall'islam sunnita, all'epoca religione di stato in Persia, da dover riparare nella più tollerante Turchia. Gli vorrei domandare anche come mai questi dervisci (musulmani) amino tanto esibirsi nei così detti "Camini dell Fate" dato che questi altro non sono che chiese scavate nella roccia da eremiti cristiani. Trovo anche difficile accettare la credibilità del personaggio interpretato da Keitel, un sedicente convertito all'islam che crede ciecamente nei dettami della Sharia ma che non si fa scrupolo di copulare con un'adultera. Trlasciando altri particolari "scabrosi" che ho incontrato durante la visione del film, vorrei infine sapere dove il nostro amato regista abbia trovato la presunta "strategia della colomba" tanto in voga in un a questo punto altrettanto presunto terrorismo islamico.
Renzo, stai attento, sei un uomo intelligente. In "piazza delle cinque lune" sei riuscito ad andare oltre il velo delle apparenze, col mercante ti ci sei fatto inbavagliare. Il terrorismo non vuol dire altro che paura e la paura non serve gli scopi di nessuna civiltà o religione bensì quelli di chi governa i popoli, tanto più se questi popoli hanno il potere di scegliere il loro futuro e mandare a casa i propri governanti qualora capissero di essere stati ingannati. Stavolta hai toppato ma ti perdono.
Ciao a tutti!

Ciao,
innanzitutto ben venuto nel mio blog.

Il mio nome è Whitedog, sono un can-uomo, il migliore amico di me stesso. Come molti miei simili sono un giramondo senza paricolari attitudini se non quella di raccontare storie e sapere ascoltare quelle degli altri. Ehi, non sono mica qualità così comuni!
All'apparenza potrei sembrarti un tipo pacifico e senza particolari motivazioni a cambiare l'universo che sta intorno a lui ma non lasciarti sviare dal mio aspetto, sotto la mia pelle morbida si nascondono muscoli tenaci e una volontà di ferro.
In queste pagine troverai curiosità (ci si prova), idee, proposte e quant'altro possa contribuire a rendere la mia, come la tua vita meno canina e un po' più umana.