CUFFARO

Stasera dopo secoli ho riacceso la televisione mentre cenavo, ho guardato Santoro.
Mi sono molto divertito ad assistere alle messe in scena del Presidente Cuffaro, dal suo "sparatutto" verbale su chiunque cercasse di porli delle domande al gran finale del mettersi la coppola per "sdrammatizzare la mafia".
La cosa che mi ha veramente fatto venir voglia di vomitare però è stato il suo voler screditare l'onorabilità di persone ammazzate dalla mafia per difendere la sua posizione.
Negli occhi di Benny Calasanzio (il ragazzo preso di mira dal Presidente) ho visto la rabbia impotente di chi è costretto a fare buon viso verso chi sputtana anche la memoria di chi gli è stato portato via dal crimine organizzato.
Qui a seguito riporto gli elementi che hanno acceso la scintilla della polemica tra Cuffaro e Calasanzio. Il primo si tratta di un'avviso ai discriminatori pubblicato sul sito del Presidente
www.totocuffaro.it , il secondo è la lettera di risposta a questo gesto indirizzata dal Calasanzio a Cuffaro.
AVVISO AI DIFFAMATORI
Chiunque abbia divulgato notizie diffamatorie nei confronti dell’on.Cuffaro a mezzo internet, è diffidato a rimuoverle dal proprio sito web. Ricorrendo infatti gli estremi di reato, i colpevoli saranno perseguiti in via giudiziaria, tanto sul piano penale quanto su quello civile per il risarcimento dei danni. In tale direzione, la rete internet è sottoposta ad un attento monitoraggio e sono già state avviate le prime denunce, sia nei confronti dei titolari dei domini, sia nei confronti dei rispettivi internet-provider responsabili in solido. Le somme recuperate saranno integralmente devolute in favore delle famiglie delle vittime di mafia e di altre opere di utilità sociale e caritativa.
SKY ITALIA NON TRASMETTERA’ “LA MAFIA E’ BIANCA”
A seguito della diffida con atto extragiudiziale notificata a SKY ITALIA dall’avv. Salvatore Ferrara, legale dell’on.Cuffaro, non sarà trasmesso il video “La Mafia è bianca” realizzato da RCS, calunnioso e denigratorio nei riguardi del Presidente Cuffaro.
La lettera di un ragazzo siciliano rivolta al Presidente della Regione Sicilia Cuffaro.
Egr. Presidente Cuffaro, le scrivo ora che è stato rieletto alla guida della nostra regione per approfondire una messaggio che precedentemente le avevo postato. Io sono Benny Calasanzio, residente a S.Margherita Belice ma studente fuorisede a Padova. Le scrivo per esprimere, tutelato dell’art. 21, il mio più totale dissenso, e ancor di più il mio disgusto largamente giustificato per quanto riguarda il suo “avviso ai diffamatori” presente sul sito internet
http://www.totocuffaro.it Lei, egr. Presidente, avvisa che è in corso una ricerca approfondita su internet finalizzata a trovare e a perseguire penalmente e civilmente tutti coloro che la diffameranno. E su questo punto, nonostante rimanga io fermamente convinto che la libertà sia un bene inequivocabile e incensurabile, e nonostante creda che un uomo politico debba accettare critiche, seppur dure e di dubbia continenza, potrei anche accettare le sue parole, senza condividerle. Ciò che davvero mi lascia sbigottito e indignato, è il punto seguente del suo “manifesto programmatico contro i diffamatori”. Quando dice che il denaro proveniente dalle cause per diffamazione che lei prevede di vincere (le ricordo che la risposta ad una causa per diffamazione persa potrebbe essere una querela per calunnia) sarà devoluto alle famiglie delle vittime di mafia, lei sta offendendo quelle famiglie e nessuno le da il diritto di elevarsi a benefattore dell’antimafia soprattutto visti i suoi problemi con la giustizia. Chi le scrive, Presidente, ha avuto uno zio e un nonno crivellati di colpi dalla mafia per non aver ceduto alla richiesta di vendita di una piccola industria di calcestruzzi a Lucca Sicula, più di dieci anni fa e riconosciuti immediatamente “vittime innocenti della mafia”. Sono morti per non aver ceduto ad una logica mafiosa, per essersi ribellati e aver recriminato la loro libertà, il loro rifiuto di ogni compromesso, per la loro voglia di continuare a respirare il profumo della libertà, non il puzzo del patto mafioso. Chi le scrive, Presidente, ha parlato di legalità e di fiducia nella giustizia da un palco, di fronte a delle scuole, a dei bambini, assieme a Rita Borsellino durante una tappa della Carovana Antimafia, e sono e rimango fermamente convinto che chi le scrive, egr. Presidente abbia senza dubbio più diritto di lei a dire che la mafia fa schifo, o almeno abbia la reputazione e l’onore per farlo. La mia indignazione nasce dalle sue parole e ancor di più dalle sue azioni. Lei è sotto processo per favoreggiamento alla mafia, la stessa mafia che ha ucciso dei Borsellino molto meno importanti del giudice, i miei parenti. Giorno dopo giorno si depositano fascicoli dell’inchiesta che aggravano la sua posizione (ultimo quello che accerterebbe l’esistenza di una sua talpa in procura per quanto riguarda le indagini sul pentito Campanella, favoreggiatore di Bernardo Provenzano) e giorno dopo giorno lei diventa sempre più moralmente inadatto ad essere titolare di quella frase. Mi chiedo come, razionalmente e senza polemiche, lei possa rivolgersi alle famiglie vittime di lutti mafiosi quando, riferendosi alle indagini in corso, lei è indagato per reati che avrebbero favorito la mafia. Ciò è incoerente e ingiusto per quelle famiglie e legale solo secondo la legge, non certo per quanto riguarda l’etica e la morale. Io le chiedo, egr. Presidente, per quanto riguarda la mia famiglia, di non renderci beneficiari di quelle donazioni che lei ha intenzione di fare a quelle famiglie che ancora piangono i loro parenti uccisi da una associazione criminale dalla quale le istituzioni dovrebbero stare lontane e dovrebbero combattere con ogni mezzo e in ogni momento. Le chiedo di lasciarci da soli con il nostro dolore, soli con chi davvero e giorno dopo giorno fa qualcosa contro la mafia. Inviterò altresì le altre famiglie che con la nostra condividono lo stesso dolore a rifiutare qualunque aiuto proveniente da un presidente che prima di rivolgersi a noi dovrà chiarire la sua posizione in sede processuale per accertare se sia coinvolto o no in reati di favoreggiamento alla mafia. Augurandole un buon lavoro, Benny Calasanzio