lunedì, novembre 27, 2006


Anche per il canebianco si stà avvicinando il momento di vestire la corona d'alloro.
Stane sensazioni mi attraversano in questo priodo: oltre a quela di non sapere cosa fare dopo, mi mordono le meningi pensieri pericolosi.
Avevo addirittura pensato, tempo fa, di prendere il microfono al momento della proclamazione e fare un comunicato nel quale espriemere il pio profondo disappunto e il mio rammarico per come viene gestita l'università italiana, di come anni della mia vita siano stati spesi per qualcosa che con tutta probabilità non servirà affatto agli scopi per i quali è preposta. Certo, l'università mi ha aperto la mente per molti punti di vista e mi ha dato il modo di sviscerare le questioni più a fondo ma questi sono gli stumenti che già ti dovrebbe saper mettere in mano un liceo. L'università secondo me dovrebbe avere un solo scopo: farti acquisire capacità tecniche e lavorative, insomma, niente di quello che ho avuto.
Non so quanti di voi siano laureati o laureandi e quindi possano capirmi, ma ad ogni modo sento di dire indistintamente a tutti voi che non serve una laurea per fare strada, non più, serve semmai spirito d'iniziativa, spirito di sacrificio, oppure una bella lingua lunga e della carta vetrata per pulirsela.
Torno a studiare.

Bau!

mercoledì, novembre 22, 2006

L'ALBA DEI MORTI VIVENTI


L'uomo è l'unico animale ad invecchiare. Ci avete mai pensato?
I natura qualsiasi animale, quando inizia a perdere la forza di procurarsi la vita muore, semlicemente. Noi invece, che dobbiamo complicarci l'esistenza per trovare una sorta di realizzazione, abbiamo pensato che si dovesse vivere fino alle più estreme conseguenze di quello che ciò comporta. Il risultato: lunghe vite noiose.
La conseguenza di questa noia è che qualcuno ha iniziato a dire che se compravamo i suoi prodotti l'avremmo lenita. Ecco che ben presto siamo diventati tutti consumatori di beni che non ci servono ma ai quali diamo un valore.
Io sono il primo di voi. Amo comprare cose costose e oggettivamante belle e amo vederle intorno a me. Le amo perchè so che nel momento in cui le posseggo da qualche parte c'è qualcuno che sta sputando sangue per avere la stessa cosa mentre io l'ho ottenuta con disarmante facilità. Corri pure piccolo idiota, corri verso l'inutilità, io sono li che ti aspetto e insieme brinderemo alla decadenza del pianeta. Come ho già avuto modo di dire più di una volta, io accetto il mio mondo e il sistema in cui vivo per come è, mi siedo sul mio piccolo trono nero e guardo i Don Chiscotte combattere contro i mulini a vento, Don Chiscotte vestiti made in cina e spalmati di creme anti-age che si schianatano contro il Mulino Bianco. A volte qualche don chiscotte viene da me e mi dice: "dobbiamo discutere delle tue idee, è del tutto inesatto quello che dici". Oh, certo, ne disucteremo caro Don Chiscotte, ne discuteremo quanto vuoi, ma poi nulla potrà impedire che tu torni al tuo mulino bianco come io al mio trono nero.
Oggi, nell'alba dei morti viventi stiamo finalmente trovando la nostre vera uguaglianza, come zombie più o meno consapevoli ci muoviamo nel mercato dell'inutilità per compensare la noia delle nostre lunghe vite, non azzarderemo mai la violenza per difendere le nostre verità (certo, siamo persone civili noi!), siamo intelettualmente morti e non ce ne rendiamo conto. La presunzione di essere nel giusto è l'unica forza che ci fa ancora comunicare, ma presto riusciremo ad abbattere pure questa.
Nichilista? Stai pensando questo vero? Ah ah, ma se io amo immensamente la vita! Il fatto è che, ad oggi, mi piace praticarla in luoghi nascosti.

Bau!

lunedì, novembre 20, 2006

KILLING FIELDS


Pol Pot riuscì in quello che nessuno avema mai osato neanche pensare: applicare la dottrina maoista fino alle sue più estreme conseguenze. La visione di Saloth Sar (questo era il suo vero nome) era quella di alienare l'uomo dall'umanità e rendere sempre più simile alla fomica che, operosa e disinteressata, costruisce senza mai porsi domande una società perfetta basata su regole incontestabili. Nel giro di tre anni le classi sociali del paese erano state ridotte a una sola, la più povera, quella contadina. Propietà privata distrutta, vennero addirittura abolite le propietà personali tanto che non si poteva neppure coltivare una piantina di pomodoro per il propio sostentamento personale. Gli abiti civili vennero aboliti, sostituiti con pantaloni e camicia nera e sandali ricavati dagli pneumatici delle automobili che oramai erano un bene fruibile solo agli alti dirigenti di partito. Insomma un'intero popolo reso schiavo dello stato e, in definitiva, di se stesso.
Spesso analizzando la vita e l'operato di Pol Pot molti giornalisti lo hanno paragonato a Hitler o Stalin, compiendo una banalizzazione immensa. Il leader dei khmer rossi non ha compituto un genocidio sulla base di logiche razziste o ideologiche. Lo sterminio del popolo cambogiano aveva come base la logica del terrore, chiunque poteva sparire in qualsiasi momento. Molta gente è finita all'S21 (il centro di prigionia e tortura dei khmer rossi) solo perchè avava pronunciato una parola straniera (manifestando così un grado di istruzione superiore alla media) o perchè portava gli occhiali (dimostrando così una cattiva propensione alla lettura). Il terrore era la logica che ha portato più di un milione decentomila cambogiani sotto terra.
L'esperienza cambogiana ci insegna due cose: che il comunismo non è un'ideologia ma semplicemente un compendio al capitalismo. Il comunismo non si può applicare senza compiere uno sterminio di massa che rimodelli la coscienza pubblica. So che questo darà molto fastidio ad alcuni miei lettori che credono alla via parlamentare del comunismo, nonostante io provi grande solidarietà per loro, rimane il fatto che questa rimane una immensa cazzata (e in fondo al cuore so che anche loro lo sanno).
La seconda questine che ci ha insegnato Pol è che il terrore è un'ottimo sistema per governare, anche nell'epoca dei grandi partiti di massa. Pol non ha inventato niente, mentre studiava a Parigi si è imbattuto nelle teorie d Robespierre e le ha fatte sue. La stessa cosa che hanno fatto molti dei politici eruropei che, non potendoci sterminare fisicamente si limitano a castrare le nostre menti omologandole a un unico format. Difatti che si sia o meno favorevoli ad una certa idea o politica, si ragiona tutti con lo stesso metro e applicando le stesse logiche, anche se spesso da punti di vista diversi. Voglio dire, dopo l'esperienza della seconda guerra mondiale, oggi nessuno si sognerebbe di dire che il razzismo sia una valido rimedio ai problemi del nostro sistema. Anche coloro che lo professano, lo fanno più per un senso di rivalsa, di sfida al sistema o per una semplice necessità di appartenenza a un gruppo minoritario che per reale convinzione. Questo perchè anche loro, nel fondo della loro mente, sanno che il razzismo è "male" e quindi può essere usato al massimo come srumento di offesa ma certamente non come base dialettica per qualsiasi tipo di proposta politica. La scuola e la famiglia sono due istituzioni nate per forgiare la mente umana sin dal suo primo impulso elettrico. Il marchio di fabbrica arriva subito e nessuno può dire, no, io sono un prodotto artigianale di me stesso.
Tornando a Pol Pot io trovo che egli abbia solo reso più evidenti i meccanismi della politica estremizzandone i contenuti. Signori, Pol Pot ha eliminato fisicamente un terzo del suo popolo, ma si può benissimo essere morti continuando a respirare, a mangiare e a scopare. Se facessimo un piccolo sforzo per riconoscere lo sterminio operato sulle nostre menti dall'epoca dell'illuminismo, per esempio attraverso concetti come la "nazione" che non esistono ma che ci vengono ficcati nel cervello come cose assolutamente "naturali", forse riusciremmo ad uscire quella pleura che si chiama conformismo e che soffoca tutte le nostre idee come un sacchetto di plastica intorno alla testa. Sginori "alternativi" mi rivolgo a voi, ho una grande notizia per voi: non siete alternativi a nulla, siete come tutti gli altri e forse peggio perchè avete la presunzione di credere di non esserlo.
Detto questo, qualcuno di voi potrebbe commentare: "hei canebianco, hai avuto un brutto week end?". A questo punto, dopo avere pensato tra me e me quanto deve essere rinsecchito il cervello di uno che pensa che per riflettere su ciò che siamo si debba per forza stare male, risponderò che sono una delle persone più felici e amanti della vita che ci sia e ho una gran fiducia nel futuro. Tutto questo per una semplice ragione: a differenza di molti miei simili so cosa sono. Sono un borghese tanto per cominciare, figlio di altri borghesi. So che il mio benessere si basa sulla sofferenza e l'ingiustizia perpetrata su qualcuno che probabilmente non conoscerò mai, almeno fino a quando non mi rapinerà o mi ucciderà. Sono un consumista, significa che vivo per consumare e che il consumare mi da soddistfazione. Sono volto all'autostima e ciò significa che qualsiasi cosa rispondiate a ciò che faccio o dico, in definitiva non è che me ne freghi più di tanto. Ultimo ma non meno importante, so di essere il migliore amico di me stesso, sono un canuomo dopotutto!
Bau!

venerdì, novembre 17, 2006

CUFFARO

Stasera dopo secoli ho riacceso la televisione mentre cenavo, ho guardato Santoro.
Mi sono molto divertito ad assistere alle messe in scena del Presidente Cuffaro, dal suo "sparatutto" verbale su chiunque cercasse di porli delle domande al gran finale del mettersi la coppola per "sdrammatizzare la mafia".
La cosa che mi ha veramente fatto venir voglia di vomitare però è stato il suo voler screditare l'onorabilità di persone ammazzate dalla mafia per difendere la sua posizione.
Negli occhi di Benny Calasanzio (il ragazzo preso di mira dal Presidente) ho visto la rabbia impotente di chi è costretto a fare buon viso verso chi sputtana anche la memoria di chi gli è stato portato via dal crimine organizzato.

Qui a seguito riporto gli elementi che hanno acceso la scintilla della polemica tra Cuffaro e Calasanzio. Il primo si tratta di un'avviso ai discriminatori pubblicato sul sito del Presidente www.totocuffaro.it , il secondo è la lettera di risposta a questo gesto indirizzata dal Calasanzio a Cuffaro.

AVVISO AI DIFFAMATORI
Chiunque abbia divulgato notizie diffamatorie nei confronti dell’on.Cuffaro a mezzo internet, è diffidato a rimuoverle dal proprio sito web. Ricorrendo infatti gli estremi di reato, i colpevoli saranno perseguiti in via giudiziaria, tanto sul piano penale quanto su quello civile per il risarcimento dei danni. In tale direzione, la rete internet è sottoposta ad un attento monitoraggio e sono già state avviate le prime denunce, sia nei confronti dei titolari dei domini, sia nei confronti dei rispettivi internet-provider responsabili in solido. Le somme recuperate saranno integralmente devolute in favore delle famiglie delle vittime di mafia e di altre opere di utilità sociale e caritativa.
SKY ITALIA NON TRASMETTERA’ “LA MAFIA E’ BIANCA”
A seguito della diffida con atto extragiudiziale notificata a SKY ITALIA dall’avv. Salvatore Ferrara, legale dell’on.Cuffaro, non sarà trasmesso il video “La Mafia è bianca” realizzato da RCS, calunnioso e denigratorio nei riguardi del Presidente Cuffaro.



La lettera di un ragazzo siciliano rivolta al Presidente della Regione Sicilia Cuffaro.

Egr. Presidente Cuffaro, le scrivo ora che è stato rieletto alla guida della nostra regione per approfondire una messaggio che precedentemente le avevo postato. Io sono Benny Calasanzio, residente a S.Margherita Belice ma studente fuorisede a Padova. Le scrivo per esprimere, tutelato dell’art. 21, il mio più totale dissenso, e ancor di più il mio disgusto largamente giustificato per quanto riguarda il suo “avviso ai diffamatori” presente sul sito internet http://www.totocuffaro.it Lei, egr. Presidente, avvisa che è in corso una ricerca approfondita su internet finalizzata a trovare e a perseguire penalmente e civilmente tutti coloro che la diffameranno. E su questo punto, nonostante rimanga io fermamente convinto che la libertà sia un bene inequivocabile e incensurabile, e nonostante creda che un uomo politico debba accettare critiche, seppur dure e di dubbia continenza, potrei anche accettare le sue parole, senza condividerle. Ciò che davvero mi lascia sbigottito e indignato, è il punto seguente del suo “manifesto programmatico contro i diffamatori”. Quando dice che il denaro proveniente dalle cause per diffamazione che lei prevede di vincere (le ricordo che la risposta ad una causa per diffamazione persa potrebbe essere una querela per calunnia) sarà devoluto alle famiglie delle vittime di mafia, lei sta offendendo quelle famiglie e nessuno le da il diritto di elevarsi a benefattore dell’antimafia soprattutto visti i suoi problemi con la giustizia. Chi le scrive, Presidente, ha avuto uno zio e un nonno crivellati di colpi dalla mafia per non aver ceduto alla richiesta di vendita di una piccola industria di calcestruzzi a Lucca Sicula, più di dieci anni fa e riconosciuti immediatamente “vittime innocenti della mafia”. Sono morti per non aver ceduto ad una logica mafiosa, per essersi ribellati e aver recriminato la loro libertà, il loro rifiuto di ogni compromesso, per la loro voglia di continuare a respirare il profumo della libertà, non il puzzo del patto mafioso. Chi le scrive, Presidente, ha parlato di legalità e di fiducia nella giustizia da un palco, di fronte a delle scuole, a dei bambini, assieme a Rita Borsellino durante una tappa della Carovana Antimafia, e sono e rimango fermamente convinto che chi le scrive, egr. Presidente abbia senza dubbio più diritto di lei a dire che la mafia fa schifo, o almeno abbia la reputazione e l’onore per farlo. La mia indignazione nasce dalle sue parole e ancor di più dalle sue azioni. Lei è sotto processo per favoreggiamento alla mafia, la stessa mafia che ha ucciso dei Borsellino molto meno importanti del giudice, i miei parenti. Giorno dopo giorno si depositano fascicoli dell’inchiesta che aggravano la sua posizione (ultimo quello che accerterebbe l’esistenza di una sua talpa in procura per quanto riguarda le indagini sul pentito Campanella, favoreggiatore di Bernardo Provenzano) e giorno dopo giorno lei diventa sempre più moralmente inadatto ad essere titolare di quella frase. Mi chiedo come, razionalmente e senza polemiche, lei possa rivolgersi alle famiglie vittime di lutti mafiosi quando, riferendosi alle indagini in corso, lei è indagato per reati che avrebbero favorito la mafia. Ciò è incoerente e ingiusto per quelle famiglie e legale solo secondo la legge, non certo per quanto riguarda l’etica e la morale. Io le chiedo, egr. Presidente, per quanto riguarda la mia famiglia, di non renderci beneficiari di quelle donazioni che lei ha intenzione di fare a quelle famiglie che ancora piangono i loro parenti uccisi da una associazione criminale dalla quale le istituzioni dovrebbero stare lontane e dovrebbero combattere con ogni mezzo e in ogni momento. Le chiedo di lasciarci da soli con il nostro dolore, soli con chi davvero e giorno dopo giorno fa qualcosa contro la mafia. Inviterò altresì le altre famiglie che con la nostra condividono lo stesso dolore a rifiutare qualunque aiuto proveniente da un presidente che prima di rivolgersi a noi dovrà chiarire la sua posizione in sede processuale per accertare se sia coinvolto o no in reati di favoreggiamento alla mafia. Augurandole un buon lavoro, Benny Calasanzio

mercoledì, novembre 15, 2006

IL LEONE VIVO

Per soddisfare la curiosità, legittima, dei lettori bolognesi di questo blog miei concittadini, ho deciso di pubblicare una breve storia araldica sullo strmma di bologna e sulla feccenda del "leone vivo". A proposito, voglio fare una petizione per richederne subito la reintroduzione in piazza maggiore!

L’emblema comunale di Bologna è costituito da uno scudo ovato inquartato: il primo e il quarto d’argento alla croce piana rossa, capo d’Angiò; il secondo e il terzo d’azzurro alla parola LIBERTAS d’oro posta in banda.La versione attuale è stata riconosciuta dal Presidente del Consiglio dei Ministri il 6 novembre 1937.La croce rossa in campo d’argento è emblema proprio del Comune (dal 1116 la città è una delle prime ad organizzarsi in questa forma politica) e viene adottato in ricordo del 1097 allorché i Bolognesi mostrano una bandiera con questo emblema.Il 12 maggio 1249 al Ponte della Fossalta la coalizione guelfa vince l’imperatore Federico II Hoenstaufen e cattura il figlio naturale di questi, Enzo, insieme a numerosi ghibellini modenesi. Re Enzo viene tenuto prigioniero nel palazzo che da lui prende nome fino alla morte, nel 1272.Il capo d’Angiò viene aggiunto nel 1266 per concessione di Carlo d’Anjou in seguito all’appoggio dato da Bologna durante la sua campagna d’Italia per rivendicare il trono di Napoli contro il pretendente Manfredi. In seguito simbolo del partito Guelfo.Nel 1278 l’imperatore Rodolfo d’Asburgo cede la sovranità su Bologna (e delle Romagne) al papa. Nel 1327 il cardinale Bertrando Del Poggetto, inviato dal papa (residente ad Avignone), abolisce le magistrature medioevali del Podestà e del Capitano del Popolo e impone la signoria pontificia, rappresentata dal Vicario Apostolico, nella persona di Taddeo Pepoli. I suoi figli vendono la signoria ai Visconti di Milano e l’inviato di questi, Giovanni Da Oleggio, si proclama “Signore” di Bologna. Quasi subito però la “Signoria” viene ceduta al cardinale Egidio Albornoz il quale, dopo la battaglia di San Ruffillo del 1361, mette la città sotto il dominio diretto della Santa Sede.Nel 1365 il cardinale Albornoz fonda il Collegio di Spagna, per ospitare gli studenti di quella nazione a Bologna.Lo stemma azzurro con la scritta LIBERTAS è, invece, lo stemma del “Popolo” di Bologna (vale a dire la componente non aristocratica del Comune medioevale) e si fa risalire al 1376, allorché i bolognesi si ribellano allo strapotere dei Legati papali e costituiscono il secondo Libero Comune. In segno di Alleanza il Comune di Firenze dona a Bologna uno stendardo azzurro con la scritta LIBERTAS, in seguito inquartato con l’emblema più antico.Secondo un aneddoto, nel 1293 il marchese di Ferrara Obizzo d’Este dona ai Bolognesi un leone vivo, che la popolazione mantiene a proprie spese come simbolo di indomita fierezza. Successivamente si aggiunge il leone allo stemma cittadino come “tenente” lo scudo civico in sostituzione della corona civica e, come e meglio di quella, indicante al contempo regalità e fierezza.

martedì, novembre 14, 2006

PICNIC AD HANGING ROCK


Sicuramente tra i film che ho più amato, e che amo tutt'ora.
Ogni volta che riguardo Picnic ad Hanging Rock non posso fare a meno di stare almeno un paio di giorni a pensarci su e quando questo processo avviene vuol dire che il film è riuscito.
La particolarità, che lo rende praticamente unico, è il fatto di catturarti non per ciò che dice o per la trama particolarmente avvincente ma per ciò che viene nascosto, fino alla fine e olte. Il fatto che ricalchi una storia realmente accaduta all'inizio del novecento in Australia ha ben poco a che vedere secondo me con lo scopo del film. Spulciando su internet ho visto che molti hanno fatto le ipotesi più bizzarre su quello che potrebbe essere accaduto alle tre studentesse del collegio Appleyard in quel omeriggio di San Valentino del 1900 e sopratutto a Marion e Miranda che non verranno mai più ritrovate. Si allude alla violenza carnale con omicidio, alla fuga d'amore di un'ipotetica coppia lesbica impossibilitata ad esprimersi in una società vittoriana, alcuni si sono spinti addirittura a pensare ad un rapimento da parte degli ufo.
Beh, sicuramente qualcosa avvenne ma qualsiasi cosa fosse, il protagonista indiscusso del film resta il mistero che in quanto tale, non può essere dissolto con la ragione ma solo con la fantasia o la fede.
Di film come questo ne sento la mancanza, perchè sento la mancanza del mistero e dell'irraggiungibilità, di quella sensazione che ci lascia con volti di ghisa attoniti di fronte ai titoli di coda, che non ti fa alzare dalla poltrona per correre a prendere la macchina (che si sa poi con tutta quella fila quando si torna più a casa). Film come questo, per chi ha la pazienza di saperli ascoltare (si perchè di ascoltare si tratta, non di guardare), sanno regalare ciò che l'arte dovrebbe sempre regalare: la sensazione agrodolce di essere entrati nell'indescrivibile con qualcosa di estrema descrittività, nell'infinito con qualcosa di finito.
Grazie Peter Weir, e grazie Anne Lambert (veramente bella come la Venere del Botticelli).
Bau!

sabato, novembre 11, 2006

CONFESSIONE DI UN TERRORISTA

Mi avevano detto: "Dai, ora sei pronto, ora devi fare quello che ti dicono e besta. Cerca di non pensare con la tua testa, se il capo ti dice che devi fare in un certo modo fai come ti dice lui". Non volevo fare come mi diceva il capo ma non avevo altra scelta, sapevo che l'unico modo per avere una vita migliore era questo, tutta la mia vita, tutti i sacrifici che avevo fatto mi avevano portato li e non potevo più scappare. Terrorizzare tutte quelle persone non è stato facile, all'inizio temevo sarei finito all'inferno, ma poi, ma poi, poi ho trovato il coraggio perchè mi sono detto: infondo sono loro a volerlo, sono loro che vogliono che gli faccia questo! Sempre più piccole e meschine, sempre più sole e infastidite le persone la fuori, loro mi volevano così spietato. Non volevano accettare che si potesse vivere in pace e leali l'uno verso l'altro, avevano troppa paura di perdere i loro interessi. Mi chiedo quanto tempo ci sia voluto all' "Organizzazione " per terrorizzare tutta la città, forse un mese, no no, certamente di meno. Grazie al nostro lavoro sono diventati tutti così piccoli da non infastidire nessuno, se ne stanno nelle loro case e escono solo per lo stretto necessario, si associano sempre di meno e anche quando lo fanno non è mai per ledere gli interessi dell' Organizzazione. Siamo riusciti a mettere le mani nelle loro menti, e ora sono come pecore spaventate che escono solo per brucare e dritti all'ovile appena soffia un alito di vento!

Il capo anche oggi mi ha dato la solita dose di terrore da elargire alle povere pecorelle. Stavolta vuole che scriva "E' allarme sicurezza, si cercano rimedi contro la criminalità", un bel titolone in prima pagina poi sotto un'articoletto di centotrenta parole sui "soliti ignoti" che violentano una ragazzina o irrompono nella casa di un pensionato e lo sgozzano dopo averlo privato di tutti risparmi di una vita. E mi raccomando - con voce di leone ruggisce il capo - cerca dei casi con extracomunitari come esecutori, rende più incisivo il tutto e poi l' Organizzazione vuole così!

A volte mi chiedo per quanto tempo durerà tutto questo, per quanto tempo le pecore correranno dentro all'ovile, per quanto tempo potremo fare ancora i lupi. A volte temo per la mia vita, non quella di la, ma quella di qua. Se veramente è questo che vuole l'Organizzazione: che noi si pascoli come vili sul cuore della terra come schiavi di noi stessi, quale sarà a conti fatti il premio per avere contribuito a rendere reale tutto questo? Se è il terrore a rendere forte l'Organizzazione, a cosa mai ci è servito crearla? Adesso ci hanno detto che l'Organizzazione verrà esportata in altri paesi e presto tutto apparterrà all'Organizzazione e presto ognuno avrà la sua corporazione per cui lavorare, consumare e morire. Di tutto questo non riesco ancora a capire il senso, so solo che ho sempre avuto qualcuno che mi dicesse cosa fare. Sin da piccolo il mio talento è stato tenuto sotto osservazione, tanta fatica per la speranza di fare quacosa di importante.

Volevo fare il giornalista e mi hanno trasformato in un terrorista.

giovedì, novembre 09, 2006


Sono stanco, in questo periodo la mia duplice identità è stata duramente messa alla prova. Il cane non sapeva più dove fosse l'uomo e l'uomo non trovava più il cane.
Come se ciò non bastasse la mia identità umana e stata presa in prestito dai "soliti ignoti" per compiere atti vandalici.
Basta, è ora di mettere le cose in chiaro: il cane e l'uomo sono la stessa cosa, il cane e l'uomo non si separano mai, ragionano insieme e insieme agiscono.
Non importa se i miei "amici" da oggi potranno più facilmente individuarmi ed esporre sull'altare della derisione le mie più audaci elucubrazioni.
Il cane è l'uomo e l'uomo è il cane.
Non importa se per le strade di Bologna troverò facce gonfie di boria e indici puntati contro di me.
Non importa se questa faccia da can-uomo dovrà sbiadire fino a diventare completamente bianca, se i miei occhi dovranno diventare grandi e vuoti come quelli delle vacche indù (grazie chuck per la frase in prestito). Fino a quando l'uomo e il cane non verranno visti insieme nello stesso lugo, alcuni potrebbero sospettare che uno dei due sia solo un'allucinazione e invece allucinazione sarebbe il non vederlo, il nostro migliore amico in ognuno di noi.
Se del domani non v'è certezza voglio che almeno sulla mia identità non si possa avere dubbi.
Il cane sono io: Mike is the Whitedog.
Bau!

mercoledì, novembre 08, 2006

VINCE CONCORSO DI BELLEZZA
MA ERA UN MASCHIO!
Avendo riscontrato il "grande successo del progetto NHR" prendo atto e torno a parlare di "stronzate" nella certezza di una maggiore parteciazione di pubblico.
Guardate cosa ho trovato spulciando nel web!
Kesaraporn Duangsawan e' riuscita a conquistare i cuori di giuria e pubblico in un concorso di bellezza svoltosi a Bankok, in Thailandia, aggiudicandosi un premio in denaro. Peccato che "la" bella Kesaraporn in realta' era un maschio, e sia stato costretto a restituire premio e corona in seguito alle proteste di alcuni spettatori che erano stati colti dal terribile sospetto.
In Thailandia ci sono stato e devo dire che nel quartiere a luci rosse di Patpong si faceva veramente fatica a distinguere un uomo da una donna tra quelli che ballavano sui cubi disposti ad ogni angolo dei vicoli che percorrevamo. Sicuramente hanno anche una predisposizione genetica, tra gli orientali anche i maschi hanno una corporatura minuta molto simile a quella delle donne anche quando non sono transessuali. Credo sia anche per questo che la Thailandia è più meta del turismo sessaule maschile, mentre le donne preferiscono gli stati caraibici o il Brasile.
Ad ogni modo siamo veramente arrivati nell'era della vera rivoluzione sessuale: ovvero l'epoca in cui l'idetità sessuale non è più cosa certa come in passato.
Sono sempre più convinto che l'omossessualità non sia una tendenza genetica presente solo in alcuni individui, ma si possa manifestare nel processo evolutivo di ciascuno di noi in tempi e con modalità diverse. Se ci ho visto giusto, si spiegherebbe il perchè di tanto ostracismo da parte dei governi nei confronti del riconoscimento legale delle coppie gay. In un mondo in cui ciascuno di noi è potenzialmente un omosessuale, il concetto di famiglia diventerebbe obsoleto aprendo spazio e ridando credibilità al pensiero anarchico.
Meditate fratelli meditate.
bau!

lunedì, novembre 06, 2006

NEW HUMAN RACE

"Ognuno con la sua ricetta, con le sue categorie, che pretendeva di sapere quale fosse il mio problema. Classificarmi era il loro obbiettivo, la loro cura era un regalo per me: una tana sicura dove ripararmi dalle mie angoscie e potere finalmente sentire la gratificante sensazione di avere tutti i miei problemi sotto osservazione. Io non sono così, non sono questo. Vivo nell'assoluta consapevolezza che ciò di cui sono vittima esiste, e questo mi basta. Per il breve tempo concessomi in questa terra, non permetterò a nessuno schema, a nessuna categoria, a nessuna diagnosi di privarmi dal sentirmi mistico."

Dall' Henry Boladi del Viltaman

La New Human Race è un manifesto, un'idea, un progetto venuto in mente ad alcuni ragazzi. Il punto di partenza è l'idea che abbiamo di noi stessi, di quello che significa vivere e trovare uno scopo nella vita. La razza umana si è sempre volta a trovare un sistema che consentisse agli individui di prosperare insieme, come se l'idea di prosperare fosse qualcosa di dato ed indiscutibilmente legato alla ricchezza economica. Se è vero che è impossibile prosperare senza benessere economico, è anche vero che questo da solo non basta alla realizzazione umana. Al giorno d'oggi pensiamo che vi sia una ricetta per qualsiasi cosa: una crema idratante sul viso di una ragazza di vent'anni le impedirà di avere le rughe a cinquanta. Abomini come questo, passano silenziosi davanti ai nostri occhi senza che neanche ce ne accorgiamo, pensiamo semplicemente ad un nuovo prodotto che troveremo sullo scaffale del mega mart. Se potessimo invece avere un'idea dell'insieme e capire perchè un certo prodotto viene commercializzato, allora potremmo ben capire che è nella nostra schiavitù economica che si trova la risposta a tanta nefandezza. Premesso che siamo tutti, molto o poco, influenzati da questo governo invisibile, lo scopo della nuova razza umana è quello di trovare ed allenare alcuni indvidui che siano capaci, per brevi periodi, di alienarsi da questo sistema, per potere elaborare sempre nuove idee da portare dentro l'organigramma del N.H.R. L'idea è semplice ma efficace: si inizia con una riga di programma. Chiunque voglia ne aggiunge un'altra, l'idea che secondo lui/lei potrebbe rendere la gente meno schiava del sistema. Quando si arriva a una decina di punti, tutti quelli che hanno partecipato alla stesura pubblicano tutti e dieci i punti nel loro blog o nel loro sito web ed aprono una nuova discussione con nuovi intervenuti che potranno così cambiare quei punti che trovano inadatti al loro modo di pensare. Doverbbero così formarsi molte cellule N.H.R. che operano secondo una comune lista di principi.

Io ho deciso di provarci ed allora ecco il mio primo punto:

-non chiederò mai a nessuno e a nessuna cosa di curare le mie paranoie ma parlerò, parlerò, parlerò con tutti, come fossero i migliori amici che non ho mai avuto.

venerdì, novembre 03, 2006

The Police - Don't Stand So Close To Me '86


...Of schoolgirl fantasy
She wants him so badly
Knows what she wants to be
Inside her there's longing
This girl's an open page
Book marking - she's so close now...

mercoledì, novembre 01, 2006

ALIVE

Sono passati due giorni e non sono ancora morto, a questo punto si può dire che ho ottime probalilità di sopravvivere.
Per la cronaca, lo sapevate che i puffi vivevano dentro a delle "amnite nuscarie", tra i funghi più velenosi? Forse è per quello che rompevano così tanto i coglioni a Gragamella, erano pieni di veleno.
In questi giorni, a parte parenti e amici che mi sussurrano "Coglione! Ma ti rendi conto del rischio che hai corso!?" mi sento bene: ho capito sulla mia pelle che la vita e la morte sono coinquiline in questo mondo, e se una ti seduce stai pur tranquillo che l'altra farà di tutto per strapparti da lei.
Metafore a parte, sono contento di avere ancora un fegato con il quale potere andare al cinema stasera, per farmi perdonare gli ho già promesso che lo innaffierò con gin tonic appena possibile.

Un ultimo pensiero mi attanaglia ancora in certe sere, quando la luna splende nel cielo e il silenzio tutto intorno si stende per le strade della città, solo nel mio letto accovacciato come un ghiro sento martellare una domanda nei miei pensieri:....."Ma che cazzo di fungo ho mangiato?"
Se qualcuno di voi "numerosi" lettori del canebianco vi intendete di micologia o avete semplicemente uno zio che va a funghi fatemi sapere che di che specie è quello che ho in mano.
Premio: una confezione gigante di Pedigree Pal da sgranocchiare insime al vostro migliore amico davanti a un buon film.

Ciribau!